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| BARRIERE ARCHITETTONICHE ED UNIVERSAL DESIGN | |
| Le barriere architettoniche e comunicative sono tutti quegli ostacoli che limitano l’uso dei luoghi chiusi o spazi all’aperto, pubblici o privati alle persone con mobilità diversa. Persone che vengono discriminate a causa di uno svantaggio temporaneo o permanente per motivi fisici (disabili motori, obesi, traumatizzati temporanei); per età (bambini ed anziani); per condizione (donne incinte); per deficit sensoriale (ipovedenti, ciechi, sordi) o intellettive. | |
| Le barriere architettoniche incidono negativamente sullo sviluppo ed autonomia personale (culturale, lavorativa, affettiva e relazionale) di milioni di persone con mobilità diversa e sulle modalità di relazione tra queste ultime e le altre che possono muoversi agevolmente ed in autonomia. | |
| Per eliminare le barriere architettoniche bisogna prevedere le esigenze di mobilità e di comunicazione di tutti e dare luogo ad una progettazione inclusiva che preveda servizi e luoghi usufruibili a tutti (universal design). | |
| Un Esempio: | |
| sarà capitato a tutti di entrare per la prima volta in un grande edificio. | |
| Una volta arrivati al piano ed usciti dall’ascensore si percepisce un senso di smarrimento, non trovando indicazioni o ravvisandone di insufficienti per comprendere dove dirigerci per trovare un ufficio o semplicemente per ritrovare il percorso d’uscita. | |
| Partendo da questo esempio si può comprendere come la mancanza di indicazioni esaustive rende impossibile l’autonomia di milioni di cittadini. | |
| Questo è solo uno dei tanti ostacoli di barriere comunicative che incontrano quotidianamente ciechi, ipovedenti, bambini, anziani, sordi, disabili intellettivi, quando si muovono in uno spazio nuovo o in uffici e servizi non riconoscibili. | |
| Una buona progettazione è utile ad evitare quel senso di smarrimento che provano tutti, abili o disabili. | |
| Le barriere architettoniche sono quindi il frutto di una mentalità obsoleta e di una ottica progettuale ottusa di interpretare gli spazi ed i servizi pubblici (uffici, strade, trasporti, negozi, ristoranti, musei, scuole, ecc.). | |
| L’attuale forma di progettazione sia lineare (strade, percorsi, trasporti) che verticale (scale, ascensori ecc) è pensata solo per persone che si muovono agilmente con le proprie gambe, discriminando cosi le persone con mobilità diversa (perché si muovono con l’aiuto del bastone, con una sedia a rotelle o perché vanno in un passeggino spinti da un genitore). | |
| Pensate ad un nuovo e bellissimo edificio, oppure un nuovo negozio, un teatro, un bar, o un ristorante. Vi è l’inaugurazione, tutti entrano, scorgete da fuori che all’interno tutti festeggiano, però voi non potete entrare perché l’ingresso è stato transennato e non avete il pass per accedere. Vi sentite frustrati, perché vorreste anche voi partecipare alla festa ed incontrare gente nuova e vedere cose nuove. | |
| Vi resta solo aspettare fuori ed attendere che la festa finisca perché tutti escano e qualcuno vi riconosca e vi presti attenzione. Per le persone con disabilità, questa frustrazione è quotidiana, la vivono ogni volta che escono di casa per recarsi in un luogo qualsiasi. | |
| La prima legge, la n° 13/89, che impone l’eliminazione delle barriere architettoniche dagli edifici privati o aperti al pubblico è stata approvata nel 1989 e - nonostante siano previste sanzioni (L 104/92 art. 24, DPR 380/01) per il mancato rispetto dell’eliminazione delle barriere architettoniche - tali sanzioni non sono mai state applicate fortemente al progettista e al direttore dei lavori. | |
| Lo sviluppo individuale di una persona non deve essere condizionato da un luogo o da un edificio che lo discrimina. Un luogo o un servizio è pubblico solo se ne consente l’uso a tutti, indipendentemente dalla propria condizione fisica, sensoriale o intellettiva. | |
| In Italia si riserva molto interesse al design di un oggetto ma poi quando lo si deve usare con una mano o con poca forza (a molti sarà capitato di essersi feriti ad una mano), solo in quel momento, ci si rende conto che quell’oggetto non è per nulla utile o inutilizzabile. | |
| Affinché si possano creare oggetti che siano realmente fruibili da tutti ed a tutte le età, vi sono dei gruppi di persone e progettisti che si occupano di Progettazione Universale “Universal Design” (Design For All D4A). | |
| Design For All per migliorare i trasporti ed urbanistica nelle città in quanto tutti dovrebbero avere uguale possibilità di accesso agli uffici, ai servizi pubblici, alle strade, ai marciapiedi, ai parchi, ai mezzi di trasporto. | |
| E’ pur vero che il progettista ha il grande potere di decidere di includere od escludere dalla società gruppi di persone dal suo progetto. | |
| Se progetta cose per chi si muove agilmente con le proprie gambe esclude circa il 40% della popolazione (bambini, donne in maternità, obesi, traumatizzati temporanei, anziani, disabili motori e sensoriali) violando i loro diritti umani. Affinché nessuna persona, adulto o bambino, sia esclusa, il progettista ha il dovere morale e professionale di garantire a tutti pari opportunità. | |
| Ma se il progettista è poco attento a progettare e realizzare spazi e luoghi accessibili a tutti, è compito della politica e dell’amministratore locale, programmare servizi pubblici volti all’inclusione sociale con i principi della Progettazione Inclusiva (Universal Design). | |
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